"EVANESCENZE"
Verrà inaugurata il 4 settembre alle ore 18.30 presso Galleria Ambigua, in Via Cavour 72 ad Arezzo, la mostra personale del pittore giapponese Testsuji Endo. L’evento costituisce la prima esposizione del ciclo di mostre personali, di livello internazionale, che la Galleria ospiterà fino a giugno 2021.
Intento dell’esposizione “Evanescenze”, che resterà aperta sino al 23 settembre, è quello di offrire alla città di Arezzo uno sguardo sull’arte contemporanea orientale, valorizzandone le profonde
implicazioni filosofiche. La pittura di Endo, infatti, ha in sé qualcosa di unico: con estrema
poeticità, quest’artista riesce ad unire l’oriente e l’occidente, dando vita ad opere originalissime che, a partire dalla tradizione, sanno riflettere sul nostro presente precario.
Autore giapponese perfezionatosi in Italia, Endo utilizza la tecnica della carta invecchiata,
realizzando lavori carichi di simbolismi, che necessitano di un’esegesi accurata e che ci spingono a discendere nella profondità dell’anima.
Figure ricorrenti nelle opere dell’artista sono gli alberi e gli animali, che lasciano intuire la ricerca di un’armonia tra l’uomo e la dimensione originaria dalla quale la vita scaturisce.
Oltre a quest’aspetto “naturalistico”, i lavori dell’autore possiedono una spiccata complessità,
poiché tracciano sulla carta le coordinate esistenziali dell’uomo contemporaneo. E’ infatti evidente un approfondito studio della tradizione pittorica, che spinge Endo a confrontarsi con alcuni dei più grandi maestri di tutti i temi -tra cui Leonardo e a Paolo Uccello-, seppur superandoli. In tal senso, il classicismo si unisce all’estrema originalità ed innovazione, che sa far parlare quest’arte della
nostra epoca.
Nell’opera “Pandemia”, per esempio, il pittore s’ispira al recente dramma che ha segnato il mondo intero, innescando una riflessione articolata sulla caducità dell’esistenza e sul tempo, uno dei
concetti ricorrenti nella poetica dell’artista. Proprio il tempo pare ispirare molti dei lavori del pittore che, nelle sue opere in bianco e nero, ritrae l’evanescenza della vita e proprio di quest’evanescenza sono simboli la clessidra e gli alberi, che raffigurano rispettivamente il divenire e l’evoluzione, ai quali nessuno può sottrarsi.
Simili ad aforismi che s’incidono nel cuore, le opere di Endo possiedono un profondo substrato
filosofico, che spinge il fruitore ad avventurarsi nei labirinti di china e carta. Labirinti che
divengono emblema, anch’essi, della condizione umana e dell’imprescindibile ricerca che essa
implica, poiché, in fondo, quale altro è lo scopo della vita, se non una continua ricerca di
significati?
Nei lavori di questo raffinato artista, che riesce ad oltrepassare le forme, creando una pittura
filosofica, alla meditazione sulla caducità dell’esistenza si unisce il tema della natura, un elemento imprescindibile e dal quale anche l’uomo trae la vita, dovendo continuare a confrontarsi con esso ancora oggi. Sono pertanto molti i lavori che il pittore dedica proprio allo studio degli elementi
naturali, che vengono raffigurati in maniera originalissima, attraverso un unicorno (emblema del fuoco), un’aquila dalle ali immense e simbolo di libertà (emblema dell’aria), un pesce sconosciuto dalle dimensioni gigantesche (emblema dell’acqua) ed un cervo dalle corna smisurate che si fanno rami (emblema della terra).
Come le tele botticelliane, in cui dietro alle figure si celano significati da decifrare, le opere di Endo spingono ciascuno di noi ad interrogarsi e lo fanno attraverso uno stile che riesce ad unire l’onirico e la vastità dei sogni, all’attualità, grazie ad una pittura in cui nessun elemento è casuale e nella
quale ci s’imbatte in uno specchio, ch’è poi il riflesso dell’anima. Ed è proprio questo lo scopo
ultimo che Endo pare voler perseguire: un’arte in cui le forme non siano fini a se stesse, ma
divengano porte d’accesso all’interiorità ch’è celata in ognuno di noi.